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TIN CUP Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 ottobre 1996
 
di Ron Shelton, con Kevin Costner, Rene Russo (Stati Uniti, 1996)
 
Le vie del cinema americano sono davvero infinite. E trasparenti, come questa.

C'era un attore celebre ed estremamente seducente, reduce da un inaspettato trionfo non solo come divo, ma pure come regista: BALLA CON I LUPI. L'attore in questione recidiva allora nella qualità, anche se non proprio (ed è ciò che conta maggiormente ad Hollywood) nella sostanza: ed ecco, 1993, lo splendido ma non proprio frequentato da un immenso pubblico, UN MONDO PERFETTO, dove Kevin Costner è diretto da Clint Eastwood.

A questo punto, bando alle fisime, anche un intoccabile come il divino Kevin necessita di un successo popolare. Ecco allora BODYGUARD, a fare -figuriamoci- da guardia del corpo alla bella e celebre cantante Whitney Huston.

Ma al successo globale, quello che fa strillare non solo le ragazzine della pop-music ma pure i più compassati commentatori del divenire socio-culturale, uno ci prende gusto. E quando Kevin Costner si precipita totalmente in un'iniziativa che per non risolversi in un fallimento dovrebbe quadruplicare (...) gli incassi di JURASSIC PARK, è proprio perché uno a gustato il sapore inebriante delle stelle. E ci vuol riprovare: ma quella di WATERWORLD, che farà girare all'amico Kevin Reynolds, risulterà un'impresa apocalittica in tutti sensi. Per il suo budget spaventoso, che costringerà i pur corazzati produttori americani a bloccare le riprese. E pure per certe intenzioni cosmiche: il cammino (che è poi sempre quello di BALLA COI LUPI) che Costner tenta di riprendere: compiere tabula rasa delle diverse conoscenze apportate dalla nostra civiltà, intraprendere il cammino del Giusto, viaggiare verso quelle nuove frontiere che il solito sogno americano lascerà intravedere ai suoi cittadini di miglior volontà.

Tutto ciò per dire che un trauma come quello di WATERWORLD lo si guarisce (perlomeno secondo le leggi del cinema USA) solo con un film come TIN CUP. Una storiella su un golfista dall'immenso talento ma dal carattere focoso, dal senso di relatività esistenziale spinto al massimo; ma che concerne soprattutto la qualità dell'alcool ingurgitato. Al quale non rimane che marcire nel più profondo del Texas occupandosi -si fa per dire - di una specie di terreno di allenamento per golfisti di passaggio. Fino all'arrivo della sfolgorante fidanzata del collega di successo: per l'amore della quale ritroverà la retta via, quella che per un golfista conduce nientemeno che agli allori dell'U.S. Open.

Storiella o meno, TIN CUP funziona egregiamente, e non solo sul mercato americano. Perché il regista Ron Shelton non è l'ultimo dei guitti: ed in film sul baseball (BULL DURHAM) o sulla pallacanestro (CHI NON SALTA BIANCO È) si era già dimostrato capace di trasformare in dinamismo cinematografico (di azione, di linguaggio) quello tipico di molte discipline sportive. Perché non si limita ad esercitazioni dinamiche: ma nei toni di commedia (le scene di seduzione fra il rozzo golfista e la procace psichiatra sono più che godibili), in quelli che pure esigono un pizzico di autoderisione, sembra pure capace di uscire dai binari convenzionali che gli hanno affidato. Perché quella del golf è una disciplina di conquista, che ci si può anche arrischiare di equiparare metaforicamente a quella amorosa.

E perché, e non proprio da ultimo, quella dell'uomo vilipeso ed umiliato, che dal profondo del Texas ritrova la sua strada per l'Eldorado purché abbia ripreso a volerlo veramente sul serio, resta la ricetta sognata. Se non proprio per la gloria, perlomeno per la bottega.


   Il film in Internet (Google)

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